Dover attraversare lo stretto in tempi di non emergenza presentava sempre qualche difficoltà, ai tempi del covid-19 è diventato davvero problematico
Quando arrivi agli imbarchi speri sempre che ci sia un traghetto pronto per partire, ti affretti. Magari sei partito nottetempo per arrivarci. Non tutti abitano nell’hinterland i passeggeri che utilizzano questo mezzo di trasporto, così tanto utile in questa zona. Anzi, oltre ai pur sempre numerosi pendolari, sono in tanti che per diverse esigenze personali e/o lavorative si spostano da una parte dall’altra dello stretto fruendo di questo servizio. Che non è gratuito, visto che per una macchina con a bordo 2 o più passeggeri la tratta ha un pedaggio di 39€.


Dopo aver fatto il biglietto, ci si sistema in coda. Il traghetto è attraccato, si aspetta. Il tempo necessario per le operazioni di sbarco dei passeggeri saliti dall’altro lato, a Villa San Giovanni, sponda Calabria. Ma c’è una emergenza sanitaria mondiale, percui sono subentrati diversi controlli che normalmente non esistevano. Per primo passa un operatore della società di trasporto che legge con un palmare il tuo biglietto, e fin qui nulla di nuovo. Poi è il turno della protezione civile, rilevazione della temperatura, se si superano i 37,5 gradi non si va da nessuna parte, infine l’autocertificazione, dove devi scrivere il motivo del tuo viaggio oltre alle varie generalità. Per questa ulteriore prassi il compito invece è affidato alle forze dell’ordine.
Ma il tempo passa inesorabile per queste operazioni, l’orario di partenza viene superato e i controlli di tutti i passeggeri sia a piedi che con il proprio mezzo sono ancora da completare. Con il rischio poi che non tutti riescano a salire a bordo. Capita anche che non c’è più spazio e occorre aspettare la prossima corsa.

Date le esigenze straordinarie dell’Emergenza Coronavirus, con il lockdown, le corse sono state ridotte al minimo dalle ordinanze regionali. Per limitare gli attraversamenti, gli organi istituzionali delle due regioni hanno imposto ai gestori di effettuare solo poche tratte in orari essenziali. Di conseguenza ciò ha inevitabilmente originato dei disagi enormi a chi ha la necessità di spostarsi. Normalmente quando parte un traghetto nel giro di una decina di minuti ne attracca un altro, snellendo così i tempi di attesa. Ma in questo periodo invece occorre aspettare anche mezza giornata per poter salire sul prossimo traghetto. Immaginando quali problemi possa creare ad un viaggiatore dover attendere tutto quel tempo.
“Non ha senso che vada al lavoro, ormai per questa mattina” dice un pendolare rimasto sulla banchina poiché il traghetto ormai pieno è partito “chiamo il mio capo per dirgli che ho perso il traghetto e che il prossimo parte a metà mattinata“.
Lui, così come tanti altri, lamentano il fatto che non si è dedicata una corsia preferenziale per loro. Sono costretti ad arrivare ore prima al porto per poter salire a bordo, nonostante ciò non è nemmeno sicuro che ce la facciano. “È assurdo. Non si può arrivare alle 6:00 per prendere un traghetto che parte alle 7:20 e rischiare di perderlo lo stesso“ aggiunge ancora il pendolare. Dopo un po’ decide, dopo aver avvisato il datore di lavoro, di ritornare a casa, chiedendo il rimborso del biglietto.
Tutti gli altri, me compreso, invece decidiamo di metterci nella fila che ci indicano gli addetti e aspettiamo la prossima corsa. Un’attesa di ben 3 ore, che fino a qualche giorno prima si prolungava fino alle 16:00. Già che è da poco che è stata introdotta la corsa delle 10:00.
Visto che ci sono i controlli e che a quanto pare funzionano, non sarebbe stato invece il caso di aumentare ancor di più le tratte e evitare tutto questo? Fare aspettare un viaggiatore per ore significa privarlo del diritto di spostarsi pur essendo in regola.